Skip to navigation (Press Enter) Skip to main content (Press Enter)
  • Sacerdoti e suore che lavorano nella chiesa latina della Sacra Famiglia a Gaza. (Foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)
  • Durante una messa celebrata a Gaza il 25.10.2023. (Foto: Holy Family Church - Gaza)
  • Santa Messa a Gaza. 25.10.2023. (Foto: Holy Family Church - Gaza)

Parroco di Gaza ad «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»: «Viviamo come i primi cristiani, condividendo tutto e aiutando tutti»

«Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» continua a seguire da vicino la situazione in Terra Santa, in particolare il conflitto tra Israele e Hamas. La chiesa della Sacra Famiglia è l'unica parrocchia cattolica nella Striscia di Gaza ed è diventata un rifugio per molti cristiani fuggiti dai bombardamenti, soprattutto dopo che il bombardamento della vicina chiesa ortodossa ha indotto altri 200 cristiani a trasfersi nella parrocchia cattolica.

Don Gabriel Romanelli è parroco a Gaza da quattro anni. Quando è iniziato questo terribile conflitto si trovava a Betlemme, e ora segue la situazione da Gerusalemme, dove fa tutto il possibile per aiutare la comunità.  «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» ha parlato con lui martedì 24 ottobre 2023.

«La situazione resta critica, perché i bombardamenti continuano giorno e notte e il numero dei morti e dei feriti continua ad aumentare.  Il bilancio delle vittime a Gaza è già superiore a 5.000, con 15.000 feriti.  Crediamo che ci siano oltre 1.500 persone sotto le macerie, tra cui 800 bambini.  Ogni morto, ogni ferito o ostaggio è una tremenda ingiustizia e fonte di grande dolore», ha affermato il parroco, fornendo cifre ormai drammaticamente superate dai fatti. «La situazione nella parrocchia della Sacra Famiglia, a Gaza, affidata alla cura pastorale dell'Istituto del Verbo Incarnato, è generalmente buona, ma il bombardamento sul complesso della chiesa greco-ortodossa, che ha provocato 18 morti, ha avuto un profondo impatto sui cristiani che vi soggiornavano e sull'intera comunità cristiana», ha aggiunto il sacerdote.

«Dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza solo 1.000 sono cristiani e siamo tutti amici.  Ci conosciamo, lavoriamo insieme, siamo membri degli stessi gruppi parrocchiali.  Queste persone sono tutti cugini, parenti, fratelli e sorelle. La comunità cristiana di Gaza è stata profondamente colpita e sempre più persone si sono rivolte alla Chiesa Cattolica per trovare rifugio. Oggi siamo più di 700, compresi i bambini con disabilità. Vivono come i primi cristiani, condividendo tutto ciò che trovano e aiutando tutti quelli che possono.  Hanno anche aperto altre scuole cattoliche in cui le persone potessero rifugiarsi, e sono più di 2.500 le persone che alloggiano nella scuola Sacra Famiglia, che si trova in un altro quartiere».

Don Gabriel ha poi spiegato che i cristiani locali «chiedono preghiere, affinché il Signore abbia pietà di tutti noi e ci conceda la pace, e questa guerra finisca. Chiedono anche tutti, politici, diplomatici, giornalisti e personale istituzionale cerchino di pronunciare parole di pace e riconciliazione, invece di lasciarsi trascinare dalle circostanze. Infine, chiedono che il mondo garantisca l’apertura di corridoi umanitari e la libertà per tutti. Il Patriarcato latino di Gerusalemme sta aprendo un canale ufficiale di aiuto per fornire a quante più persone possibile aiuti materiali, acqua, combustibile per l'elettricità, ecc. Prima della guerra - prosegue il parroco - avevamo solo quattro ore di elettricità al giorno, mentre ora non abbiamo nulla. Vi invito ad essere generosi, così da poter aiutare quante più persone possibile».   In merito al sostegno della Santa Sede, ha aggiunto Don Romanelli, «il Santo Padre ha chiamato più volte me e la parrocchia di Gaza per dirci che è vicino, che prega e che è preoccupato. Ci ha dato la sua benedizione e ci ha chiesto di prenderci cura dei bambini che sono affidati alle nostre cure. Siamo grati al Papa e a milioni di persone di buona fede che, in tutto il mondo, pregano, fanno sacrifici, fanno penitenza e lavorano per la pace e la giustizia».