La cattedrale di Sant’Elia di Aleppo, distrutta durante la guerra siriana, risorge dalle proprie ceneri
«La riapertura della cattedrale dal punto di vista simbolico rappresenta un messaggio ai parrocchiani e ai cristiani di Aleppo e del mondo ancora presenti nel Paese nonostante i nostri numeri vadano riducendosi», ha commentato in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre l’arcivescovo maronita di Aleppo, mons. Joseph Tobij. Secondo fonti di ACS, infatti, i cristiani aleppini prima della guerra erano circa 180.000, mentre oggi sono solo 30.000.
«La principale difficoltà della riedificazione è stata il reperimento dei fondi, che è stato agevolato e sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre. La ricostruzione del tetto di legno, esattamente come quello originale, è stata un’altra sfida. Mancavamo di competenze locali in questo settore, per cui abbiamo chiesto ad architetti italiani di disegnare il progetto del tetto di legno», spiega mons. Tobij, aggiungendo che il materiale è giunto dall’Italia.
L’arcivescovo maronita di Aleppo si è infine rivolto ai benefattori di ACS: «Ringraziamo con tutto il cuore Aiuto alla Chiesa che Soffre e tutti donatori che hanno contribuito con fede e generosità a questo sogno. Senza l’aiuto di ACS e la generosità dei benefattori non saremmo stati in grado di pregare ancora e diffondere speranza nei cuori dei fedeli attraverso la ricostruzione della cattedrale».
Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo della fondazione pontificia, ha commentato: «Vediamo la cattedrale di Sant’Elia ed è un miracolo. E’ magnifico vederla brillare del suo antico splendore. Spero divenga ancora una volta il centro dell’intera comunità cristiana, come lo era prima della terribile guerra».