AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE risponde al terrore islamista intensificando il sostegno alla comunità cristiana locale
Aiuto alla Chiesa che Soffre, mentre continua a denunciare il dramma vissuto dalla popolazione locale, non solo cristiana, e la sostanziale inerzia delle istituzioni internazionali, si rivolge ai propri benefattori con alcuni progetti che intendono proteggere ciò che i jihadisti tentano di distruggere. La fondazione pontificia sta raccogliendo fondi per assicurare il necessario sostegno psicologico e sociale per gli sfollati della provincia di Cabo Delgado. Nella stessa area ACS fornirà aiuti di emergenza, in particolare materiali per la costruzione di sessanta case e due centri comunitari per i rifugiati. Ma proprio in questi ultimi giorni Aiuto alla Chiesa che Soffre sta ricevendo altre richieste di aiuto dalle diverse diocesi del Paese. Le urgenze sono individuate dai vescovi locali per garantire la continuità dell’attività pastorale e il futuro della Chiesa in Mozambico. ACS sosterrà la formazione di dieci religiose della Congregazione delle Figlie agostiniane del Santissimo Salvatore di Khongolote, e quella di trentanove seminaristi della diocesi di Tete; fornirà aiuti straordinari per l’acquisto di attrezzature per la protezione dalla minaccia del COVID-19 da destinare a centodiciannove sacerdoti e suore in servizio a Tete e a tutti i componenti della comunità; garantirà la sussistenza di settantuno religiose della diocesi di Nacala; supporterà i sacerdoti attraverso le offerte per la celebrazione di Messe presso i Seminari San Carlo Lwanga e Mater Apostolorum a Nampula; sosterrà l’evangelizzazione tramite il mezzo radiofonico e farà avere veicoli per l’attività pastorale delle suore in servizio presso la parrocchia Cuore Immacolato di Maria di Carapira. Aiuto alla Chiesa che Soffre lo scorso novembre 2020 ha destinato 100.000 euro agli aiuti di emergenza per soccorrere la popolazione brutalmente aggredita dai jihadisti mozambicani affiliati all’ISIS. Nel 2021 intende continuare a essere vicina alla popolazione ferita e sostanzialmente ignorata dalla comunità internazionale. |