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  • L’ingresso deserto della chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme (foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»/Andreas Hermann Fritsch)
  • L’abate Nikodemus Schnabel davanti al logo di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» (foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)
  • Edifici distrutti nella città di Gaza (foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)
  • La famiglia Tabash gestisce un negozio di souvenir a Betlemme, ma negli ultimi mesi sono mancati i clienti. Nel negozio di "Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)" si possono trovare rosari prodotti dalla famiglia cristiana. (Immagine: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)

L’abate Nikodemus Schnabel: «I cristiani in Terra Santa si sentono abbandonati»

Nikodemus Schnabel dell’Abbazia della Dormizione (chiamata anche Basilica della Dormizione di Maria o Abbazia della Dormitio) a Gerusalemme, di lingua tedesca, vede la mancanza di gruppi di pellegrini in Terra Santa per Pasqua come un pesante fardello per la minoranza cristiana. «I cristiani si trovano proprio in questo momento in una situazione difficile. Si sentono abbandonati», ha dichiarato Schnabel durante una visita alla sede dell’Opera caritativa internazionale cattolica «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» a Königstein im Taunus.

Almeno 30 i cristiani uccisi 
L’abate ha ricordato che anche i cristiani sono stati uccisi negli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre. Per lo più si è trattato di migranti e richiedenti d’asilo, che Schnabel ha qualificato come «schiavi moderni». Negli scontri sono stati uccisi almeno 30 membri delle comunità cristiane. La guerra di Gaza è «una catastrofe per entrambe le parti». La cosa più terribile che si possa fare è uccidere altre persone. «È il più grande peccato che si possa commettere», spiega l’abate Nikodemus.

Benché in Cisgiordania non ci siano combattimenti, anche là i cristiani si trovano in una situazione molto difficile. Le conseguenze economiche della guerra pesano molto sulla popolazione. Molti cristiani operano nel settore del turismo di pellegrinaggi, che ora si è in gran parte fermato, ha spiegato Schnabel. «Lavorano come autisti di autobus, come ristoratori, come personale alberghiero o come guide turistiche. L’assenza dei pellegrini è per loro un disastro economico».

«Nessuna Disneyland cristiana»  
La sua abbazia sta cercando di sostenere i dipendenti cristiani di Betlemme durante questo periodo; si tratta di «una grande sfida finanziaria». In collaborazione con il Patriarcato latino di Gerusalemme, anche «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» ha organizzato degli aiuti sia per la piccola comunità cristiana della Striscia di Gaza, sia per i cristiani di Gerusalemme Est e della Cisgiordania che si trovano in difficoltà economiche. Altri fondi sono destinati ai lavoratori migranti cristiani in territorio israeliano.

Al contempo, l’abate Nicodemo avverte di non ridurre la Terra Santa a una semplice meta di pellegrinaggio e turismo. «Non si tratta di una Disneyland cristiana. Certo, ci sono i luoghi santi. Ma ci sono anche le pietre vive, i cristiani che vivono qui». L’abate ha criticato il fatto che molte persone si rendono a malapena conto di questa difficile realtà.

Riferendosi alla Pasqua, Schnabel ha sottolineato come il messaggio di questa festa sia una vera e propria prova di fede. «Come cittadino razionale di questo mondo, vedo solo guerra, sofferenza, odio e violenza. Ma come credente, ho fiducia che Dio possa salvare questo mondo e creare nuova vita». Concludendo, l’abate ha auspicato per tutti i cristiani «un nuovo inizio, una nuova speranza e una nuova vita».

Grazie alla vostra donazione, le famiglie bisognose in Terra Santa riceveranno risorse essenziali come cibo, acqua potabile e medicine, che sono urgentemente necessarie in questi tempi difficili. Grazie per il vostro continuo sostegno e per le vostre preghiere.