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  • Strage di Pentecoste in Nigeria: le persone dietro i numeri (foto: «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»)
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Strage di Pentecoste in Nigeria: le persone dietro i numeri

39 morti, oltre 80 i feriti: è questo il drammatico bilancio della strage di Pentecoste verificatasi nella chiesa di S. Francesco Saverio di Owo, nello Stato nigeriano di Ondo. «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)» ha incontrato i sopravvissuti ricoverati nell'ospedale St. Louis e nel Federal Medical Center.

 

Blessing John, 36 anni: «È stata davvero un'esperienza terribile. Il sacerdote stava per finire la Messa e io ero seduta nella fila centrale della chiesa. Ho sentito le prime grida. I parrocchiani hanno iniziato a correre verso l'altare per entrare in sacrestia, ma io non potevo correre così lontano, dato che sono incinta di 7 mesi. Non sapevo cosa fare, quindi ho deciso di sdraiarmi sopra i parrocchiani che erano già a terra. Mentre ero sdraiata là, uno degli uomini armati ha lanciato una specie di luce vicino a me. Mi è subito venuto in mente che poteva essere dinamite, quindi ho iniziato a trascinarmi via per sicurezza, ma prima che potessi andare lontano, la dinamite è esplosa e mi ha bruciato la schiena e la gamba sinistra. Sono contenta di essere viva e che la mia bambina non ancora nata sia viva e in salute.»

Emanuele Igwe, 35 anni: «Ero in chiesa quando è accaduto questo brutto incidente. L'intenzione degli uomini armati era quella di entrare nella chiesa e assicurarsi che nessuno si salvasse. Ho detto ai parrocchiani di sdraiarsi per terra. Ero spaventato, confuso. Ho deciso di sdraiarmi anche io a terra e, mentre stavo per rialzarmi, hanno lanciato il loro primo candelotto di dinamite. Molte persone sono morte accanto a me, ma Dio mi ha dato una seconda possibilità. Sono vivo e nessuno dei miei familiari è stato ucciso. Ringrazio Dio per questo.» 

Thaddeus Bade Salau, 52 anni: «Ero sdraiato a terra finché uno degli uomini armati mi ha fatto alzare in piedi insieme ad altri nove parrocchiani, inclusa mia figlia. Hanno sparato a tutti, uno dopo l'altro. Sono stato l'ultimo a essere colpito, alla guancia. Sono stato l’unico sopravvissuto dei dieci. È stato doloroso perdere la mia bellissima figlia durante l'attacco, ma la mia fede non ne è scossa.» 

Josephine Ejelonu, 50 anni: «Quando ho sentito il primo sparo, ho pensato fosse una pistola giocattolo. Mi sono voltata e ho visto delle persone che correvano. Non sapevo dove scappare, quindi mi sono sdraiata su persone che erano già morte. Ero ancora a terra quando hanno lanciato il primo candelotto di dinamite molto vicino alle mie gambe. La carne delle mie gambe è stata fatta a pezzi e le mie ossa sono diventate visibili. Ho visto alcuni degli uomini armati. Sono stati loro a lanciare i candelotti di dinamite. Voglio solo ringraziare Dio per aver risparmiato la mia vita e quella della mia famiglia».

Okorie Faith, 9 anni: «Tutto ciò che chiedo è di essere viva e realizzare i miei sogni. Ringrazio Dio per avermi risparmiato la vita. Ricordateci sempre nelle vostre preghiere.»

Sunday Vincent, 5 anni: «Ero in chiesa con i miei genitori. Ho pianto. Pensavo che mia mamma e mio papà fossero morti, ma quando ero in ospedale li ho visti vivi e sono stato molto contento.»